Partiamo con il dire che le abbuffate sono un fenomeno complesso e ad eziologia multifattoriale. Ciò significa che non esiste una sola causa e che gli aspetti da considerare sono molteplici e a più livelli.

Se preferisci ascoltare, ecco l’episodio del podcast

Ascolta "5 cose che possono facilitare una abbuffata" su Spreaker.

Ho già parlato QUI di una interessante teoria sul funzionamento del cervello.

Secondo questa interessante teoria, il vero e unico motivo per il quale ci si abbuffa è rispondere allo stimolo.

Oggi vedremo delle situazioni che possono facilitare l’insorgenza dello stimolo ad abbuffarsi.

Restrizione

La pressione sociale a conformarsi a un certo tipo di corpo e a un determinato peso può portare a modelli alimentari estremi o disordinati.

Questa pressione può generare frustrazione poiché non per tutte questo ideale è concretamente raggiungibile.

E quindi potresti utilizzare il cibo in modo restrittivo per dimagrire nel tentativo di ridurre le dimensioni del tuo corpo.

O utilizzarlo come sfogo come effetto delle lunghe privazioni.

Il corpo lavora sempre per mantenere le condizioni ideali per lui, perciò arriva quel momento in cui, la fame ignorata e negata per tanto tempo, diventa impossibile da ignorare.

Non ti sto dicendo che, smettendo di restringere la tua alimentazione, anche le abbuffate di colpo spariranno ma che la restrizione è uno dei fattori precipitanti.

So che non ti piacerà sentirlo dire perché quando siamo a dieta ci sentiamo potenti ma restringendo la tua alimentazione sappi che stai preparando il terreno per una probabile abbuffata.

E questo è direttamente proporzionale al grado di restrizione praticata: una dieta moderatamente ipocalorica è tutto sommato più gestibile mentre una dieta drastica, essendo più difficile da sopportare, ti mette nelle condizioni di essere più stanca, meno energica e meno lucida per poter scegliere consapevolmente.

Mangiare per prevenire la fame

Non so se a te succede ma a me capitava spesso di mangiare preventivamente per non dovermi trovare nella situazione di avere fame e non poter mangiare.

Ero letteralmente terrorizzata dal provare fame!

Noto che questo spesso succede in donne che hanno fatto diete estreme per molto tempo, hanno perso molto peso o hanno vissuto un disturbo alimentare di tipo restrittivo.

Forse questa paura rimanda alle privazioni sopportate e spesso alla perdita di controllo che avviene in quei casi.

A volte capita che, mangiando senza avere fame, questo venga registrato come un di più, come un aver trasgredito a una regola e sfoci in vere e proprie abbuffate.

In queste situazioni potresti chiederti se puoi portare qualcosa con te in caso di necessità e valutare se e quando ti verrà fame come comportarti.

Per alcune persone, soprattutto all’inizio di un percorso, è di aiuto mangiare a orari programmati, per riacquisire una regolarità.

Ma quando avrai imparato a riconoscere in modo chiaro i tuoi segnali di fame, potresti anche provare ad aspettare a mangiare nel momento in cui ne senti la necessità.

Se sai che dovrai rimanere tante ore a digiuno e non potrai in nessun modo avere accesso al cibo, potresti valutare di rendere più abbondante il pasto precedente.

Non c’è un modo giusto per fare le cose, l’unico modo “giusto” è ascoltarti e correggere il tiro in base alle tue sensazioni.

Abbuffate “anticipatorie”

Un fenomeno che noto spesso tra le mie clienti e pazienti è una mentalità del tipo “perché impegnarmi ora?” Soprattutto quando sanno che a breve avranno una vacanza o ci sarà una ricorrenza.

Siccome in quei momenti spesso perdono il controllo e mangiano più di quanto vorrebbero, allora tanto vale iniziare a mangiare da ora!

Tipicamente succede anche a partire dal primo giorno di dicembre…anche se Natale è il 25!

Questa mentalità è figlia del tutto o nulla, che divide giorni e periodi in buoni e cattivi: giorni tranquilli in cui farò la brava e giorni ricchi di occasioni in cui mi lascerò andare.

Ma la vita è un continuum di giorni o ore che non sono né perfetti, né pessimi: ogni giorno, ogni periodo ci può presentare delle sfide ma rimandare la possibilità di creare nuove abitudini che ci facciano stare bene non fa che allontanarci dal momento in staremo davvero meglio.

Darsi obiettivi esclusivamente di peso

Il vero “salto quantico” nel tuo percorso di guarigione potrebbe avvenire quando sarai in grado di spostare il focus dal raggiungere un certo peso al sentirti in un certo modo.

Da definire quanto peso devi perdere a pensare a come ti vuoi sentire.

In questo modo puoi iniziare ad immaginare e visualizzare la persona che vuoi essere e come ti vuoi sentire.

E a modificare i tuoi comportamenti per rendere concreto quell’obiettivo.

Questo approccio è meno frustrante soprattutto perché non è assolutamente detto che pesando meno tu sarai più felice o ti vedrai e sentirai meglio.

Avere come obiettivo primario sentirti bene tutti i giorni, potrà allontanarti sia dal restringere eccessivamente che dalle abbuffate.

Mangiare cronicamente meno di quello che ti serve infatti non ti fa sperimentare benessere ma debolezza, irritabilità, difficoltà di concentrazione. E, sul versante opposto, le abbuffate appaiono più attraenti se siamo cronicamente affamate. Prova a pensare ad abbuffarti in un momento in cui hai appena finito di mangiare e ti senti bene.

Sono certa che ti arriveranno immagini e sensazioni sgradevoli come il senso di pancia che tira, di mente annebbiata e di non sentirti a posto, tipici del giorno successivo.

La buona notizia è che per cambiare approccio non devi necessariamente amare il tuo corpo!

Puoi benissimo mettere in atto comportamenti di rispetto e cura di te anche se per ora non senti di amarti

Questo è un tema che mi sta molto caro e ne ho parlato recentemente anche IN UN POST SU INSTAGRAM

Allergia cerebrale

Un aspetto affascinante e singolare è quella che viene chiamata allergia cerebrale.

Tempo fa ho letto un libro dal titolo Allergie alimentari e ambientali di Anne Calatin in cui l’autrice scrive:

“Si è scoperto che una forma di allergia cerebrale si manifesta con un disturbo al centro dell’appetito, situato nell’ipotalamo e costituito da un gruppo di neuroni che stimolano l’appetito.

Queste cellule vengono controllate da neuroni vicini che elaborano informazioni provenienti dal corpo come la glicemia e lo stato di riempimento dello stomaco.

Proprio l’attività di queste cellule “mediatrici dell’appetito” viene messa fuori uso da allergeni, non solo alimentari. Ci sono persone che vengono colte da attacchi di fame quando inalano determinate sostanze come profumi, gas di scarico, detergenti ecc ecc.”

Se queste ipotesi venissero confermate da ulteriori studi avremmo un elemento in più da tenere in considerazione e sul quale poter agire.

Ecco alcuni comportamenti e atteggiamenti che possono favorire una abbuffata, spero davvero che questo episodio ti sia piaciuto!

Fammi sapere se hai altri aspetti da aggiungere.

Se vuoi sapere se e come posso aiutarti, puoi prenotare QUI una chiamata gratuita conoscitiva.

Ti mando un abbraccio e noi ci sentiamo presto!

 

 

Immagine da Freepik

 

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