Eccoci in un nuovo episodio del podcast: oggi parliamo di abbuffate e compiacere gli altri.

Forse starai pensando che è un accostamento strano, cosa c’entrano le abbuffate e il compiacere gli altri?  Nella puntata vorrei proprio spiegarti questo nesso

Se preferisci ascoltare, ecco la puntata

Listen to "Abbuffate e compiacere gli altri" on Spreaker.

Sei una persona compiacente?

Partiamo dal capire se sei una persona compiacente e vediamo insieme alcuni segnali

Numero 1: fatichi a dire no.

Hai difficoltà a dire di no agli altri, preferiresti sempre dire di sì e spesso lo fai anche a discapito del tuo benessere. La sola idea di deludere qualcuno ti manda in crisi. A volte è difficile capire quanto questo comportamento sia dannoso perché essere disponibili è socialmente accettato e visto positivamente. Ci fa sentire bene e brave persone compiacere gli altri e prendercene cura. Spesso abbiamo l’idea che sia una nobile qualità e non ci rendiamo conto di quanto sia dannoso.

Ma c’è una differenza tra l’essere disponibili e l’essere sempre disponibile in qualsiasi circostanza.

Se mi metto sempre al secondo (o terzo, o quarto o ultimo!) posto lascio che gli altri prevarichino su di me, non ascolto più i miei bisogni e questo diventa qualcosa di tossico.

Questo atteggiamento compromette il mio equilibrio emotivo e mentale ed è paradossale perché se non sono più in equilibrio non posso aiutare nessuno.

Inoltre così facendo avvaloriamo la convinzione che siamo meritevoli di amore solo se facciamo qualcosa: se siamo disponibili, se risolviamo problemi, se facilitiamo la vita agli altri. Ma questo non è amore, è opportunismo.

L’amore autentico non dipende dalla performance: sono sicura che non ami la tua migliore amica perché finisce le consegne velocemente o tuo figlio perché prende dei bei voti a scuola!

L’amore e l’affetto hanno a che fare con l’essere più che con l’avere: con le tue speciali e uniche caratteristiche, non con quello che sai fare.

E questo non è per nulla scontato, anzi, spesso è talmente radicato in noi questo concetto che non riusciamo nemmeno a vederlo.

Un altro segnale del fatto che tendi ad essere una persona compiacente è che ricerchi continuamente l’approvazione degli altri.

Cerchi convalida, approvazione da parti delle persone intorno a te perché non hai un’autostima sufficientemente sviluppata per poter pensare che vada bene anche risultare antipatica. O non essere sempre quella disponibile.

Utilizzi l’approvazione degli altri per darti il permesso di approvare te stessa

Dai la priorità alle esigenze degli altri

La conseguenza, e il terzo segno che sei una persona compiacente, è che dai la priorità alle esigenze e ai pensieri altrui, sopprimendo e censurando i tuoi. Così facendo, nell’immediato eviti il conflitto perché non ti metti mai in contrasto con nessuno ma cerchi di fonderti con le opinioni altrui.

Spesso puoi provare un forte senso di colpa e vergogna nell’esternare i tuoi sentimenti e le tue esigenze. Sei profondamente convinta di non meritare supporto, di non avere il diritto di rivendicare un tuo bisogno.

Un altro segnale importante è l’incapacità a definire dei confini sani: fai letteralmente di tutto per accontentare gli altri, anche a costo del tuo benessere fisico e mentale, del tuo riposo, delle tue passioni e così facendo trasmetti il messaggio che sia normale pretendere da te non meno di questo. Autorizzi le persone ad abusare delle tue energie e del tuo tempo, a vampirizzarti energeticamente e ne esci sfinita. Perché è impossibile sostenere relazioni tanto sbilanciate.

Allora ecco che nasce il risentimento e la rabbia verso gli altri, che spesso non ti permetti di provare perché “non si fa”, “non è da te” e non capisci proprio da dove nasca.

Beh, se mi hai ascoltato fin qui ora penso che una mezza idea ce l’avrai: nasce dal fatto che ignori costantemente te stessa e i tuoi bisogni. E magari poi pretendi che siano gli altri a rispettarli. Ma come possono farlo se tu stessa, per prima, non lo fai? Se a parole e fatti veicoli il messaggio che tu non sei importante?

Cosa fare se sperimenti abbuffate

Quindi cosa puoi fare?

Iniziare a dire sì solo quando senti che per te è davvero un sì: dal punto di vista di energie, di tempo e di voglia di fare quella cosa.

E, nota bene, che facendo così non solo preservi e rispetti te stessa ma migliori anche la relazione e il modo in cui tratti le altre persone perché sarai più autentica e più partecipe. Non proverai risentimento e ti sentirai libera di esprimere le tue opinioni.

Riesci a immaginare quanto potrebbe migliorare la qualità delle tue relazioni?

Questo tentativo di soffocare i tuoi reali bisogni infatti non è a costo zero: non puoi andare avanti all’infinito perché si crea un conflitto dentro di te e quelle parti che sono state ignorate, represse e censurate iniziano a farsi sentire a gran voce.

Ecco che allora, nel tentativo di ristabilire un equilibrio e sopprimere quel conflitto inizi a cercare piacere e conforto nel cibo e arrivano le abbuffate

Mandi letteralmente giù, insieme ai biscotti, il bisogno di dire di no e di ascoltare i tuoi bisogni.

Questo all’inizio funziona, nel senso che ti permette di funzionare in modo disfunzionale (scusa il gioco di parole): per continuare a dire sì quando vorresti dire no, ti devi stordire con qualcosa, devi trovare una ricompensa e un conforto e il cibo sembra una buona idea, sempre disponibile e relativamente poco dispendioso.

Man mano che si instaura l’abitudine però il cibo non basta più, il disagio si fa più profondo e la soluzione che hai trovato (le abbuffate) può presentare effetti negativi come problemi di salute, obesità, difficoltà di movimento, fino ad arrivare alla depressione.

Abbuffate e bisogni ignorati

Più ignoriamo i nostri bisogni, più il nostro complesso Corpo-Mente trova il modo di farceli notare e se all’inizio riusciamo ad ignorarne i sussurri poi non potremo più ignorarne le urla.

Un altro aspetto su cui puoi lavorare è migliorare la fiducia in te stessa e a prenderti cura della tua autostima. Il compiacere gli altri se ci pensi è anche un modo per trascurare noi stessi. Ti consiglio di leggere i 6 pilastri dell’autostima di Nathaniel Branden perché il bisogno di compiacere gli altri va a braccetto con una bassa autostima. Quindi è importante concentrarsi alla costruzione di un buon senso di autostima attraverso attività che ci diano piacere, frequentare persone che ci sostengono e praticare l’assertività. Ho dedicato a questo tema fondamentale anche un altro episodio del podcast.

Mi rendo conto che la parola autostima è spesso legata al preconcetto di presunzione. Come se le persone con una buona autostima fossero sbruffoni e si commettesse un peccato a diventare consapevoli del proprio valore, In realtà avere un buon livello di stima di sé non significa lodarsi o non vedere i nostri difetti, al contrario significa diventarne consapevoli e accettarli, riconoscendo anche i nostri pregi. Svincolarsi dal giudizio degli altri, che rimane un contributo prezioso ma non più la cifra del nostro valore

Per oggi mi fermo qui, ti ringrazio di aver ascoltato e aspetto i tuoi feedback!

A presto,

Sara

NB. E’ stato molto difficile per me scegliere l’immagine per questo articolo perché ogni foto a tema abbuffate ritraeva una donna sorridente. So bene quanto dolore si nasconda dietro a questo disagio ed effettivamente nella nostra lingua il termine abbuffata si associa spesso a mangiate eccessive in compagnia. Questa confusione di termini svaluta un disagio profondo…ma di questo parleremo meglio in seguito

 

 

 

 

 

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