Oggi voglio parlare di abbuffate da un punto di vista un po’ differente dal solito.

Se preferisci ascoltare, ecco l’episodio del podcast

Ascolta "Le abbuffate programmate" su Spreaker.

Durante una conversazione in DM di Instagram con una ragazza che mi segue, è emerso un tema importante.

Riporto le sue parole per spiegarlo e perché magari ti ci puoi ritrovare anche tu:

“Si parla molto delle abbuffate perché scatenate da un cibo trigger o da emozioni che non gestisco (inizio con un biscotto e finisco per mangiarmi il mondo), quindi “involontarie”, “causate da” ma ci sono anche delle abbuffate più dolorose. Perché desiderate, cercate, volute e pianificate, nonostante si sia in un percorso di guarigione e nonostante sia sappia già quanto si starà male in seguito. Questo è un tema che nessuno tratta mai, quello delle abbuffate programmate. A livello psicologico, per me sono le più impattanti, perché causano più senso di colpa”

La domanda e la richiesta sono sottili e per provare a rispondere è doveroso fare una premessa su come, dalle più recenti scoperte, pare che funzioni il nostro cervello in generale e, in particolare, nel Binge Eating Disorder.

Come funziona il nostro cervello

Di come funziona il cervello nelle abbuffate e nel rapporto con il cibo, ne ho parlato anche qui

Il sistema della ricompensa

Innanzitutto partiamo con il definire un vero e proprio sistema che entra in gioco quando proviamo sensazioni di piacere e soddisfazione. Ogni qualvolta proviamo sensazioni di gratificazione siamo indotti a ripetere il comportamento che le ha generate, grazie al sistema della ricompensa.

Il Sistema della Ricompensa è un circuito neurale (quindi fatto da neuroni, le cellule del sistema nervoso) responsabile delle risposte emotive e comportamentali alla ricompensa. La ricompensa viene definita come la “proprietà attrattiva di uno stimolo che, in quanto tale, induce nell’individuo un comportamento appetitivo, chiamato comportamento di approccio” ed è lo stesso sistema che si attiva con l’uso di sostanze come le droghe ad esempio

Il sistema della ricompensa si suddivide in due componenti distinte ma interconnesse, la componente di Wanting e di Liking.

Il Wanting è definito come la motivazione, la forza che spinge un individuo a mettere in atto il comportamento di approccio e dipende da quanto è rilevante lo stimolo.

Al contrario, il Liking si manifesta dopo l’attuazione del comportamento di approccio e si riferisce alla ricompensa percepita (chiamata Reward) dopo l’utilizzo dell’oggetto stimolante o l’assunzione della sostanza.

Dunque, il Sistema della Ricompensa è il circuito neurale coinvolto nella ricerca dello stimolo o nell’assunzione della sostanza desiderata, per ottenere la ricompensa.

Wanting e Liking

Il Circuito della Ricompensa viene coinvolto attivamente anche nei processi emotivi e comportamentali relativi all’alimentazione. Il cibo, infatti, svolge il medesimo ruolo di uno stimolo, in particolare se palatabile e appetibile per il soggetto, e anche in questo caso presenta delle differenze tra componente di Wanting e di Liking.

Per quanto concerne la componente del Liking, nel caso del cibo essa può manifestarsi o come sensazione di piacevolezza e gradimento o come disgusto nei confronti dell’alimento

Il Wanting, invece, nei confronti del cibo come stimolo si manifesta in due modi differenti come sensazione di fame e come desiderio di cibarsi.

La sensazione di fame è la percezione soggettiva di appetito o di sazietà che sperimentiamo di fronte a un cibo.

Il desiderio di cibarsi invece è il bisogno percepito di assumere la sostanza e si esprime nel comportamento di ricerca dell’alimento stesso. Il desiderio di cibarsi differisce dalla sensazione di fame o sazietà in quanto è diretto specificatamente a un particolare alimento appetibile per il soggetto. Al contrario, la sensazione di fame si riferisce al cibo in modo generalizzato e può essere soddisfatta da più cibi, indipendentemente dall’appetibilità dell’alimento

Da un punto di vista neuroanatomico, le aree prevalentemente coinvolte nel desiderio di cibarsi sono la corteccia orbitofrontale l’amigdala, lo striato e il cingolato

Somiglianze tra binge e dipendenza da sostanze

Nel Disturbo da Alimentazione Incontrollata, il Wanting come desiderio di cibarsi risulta parzialmente alterato e genera un’attivazione cerebrale significativamente più intensa. In pazienti BED, infatti, l’esposizione a immagini di alimenti particolarmente calorici e palatabili provoca un’attivazione significativamente maggiore delle aree cerebrali coinvolte

Nel Disturbo da Alimentazione Incontrollata, inoltre, il desiderio di cibarsi si manifesta con sintomi simili a quelli del Craving, ossia la necessità di assumere la sostanza desiderata e la motivazione a ricercarla in una condizione di astinenza da essa. Il Craving è anche un sintomo del Disturbo da uso di sostanze. Anche in soggetti con comportamenti di Binge-Eating sono stati individuati alcuni sintomi tipici del Craving da dipendenza. Per esempio, agitazione, nervosismo, irrequietezza, sudore e accelerazione del battito cardiaco.

Sono stati fatti studi sui ratti con comportamenti di Binge-Eating: questi ratti sono stati mantenuti in astinenza da cibo palatabile per più di 24h e si è visto che questa astinenza provocava sudorazione, palpitazione, tremolio ecc. Esattamente come per l’astinenza da sostanze stupefacenti

Un altro sintomo tipico del Craving è il Deprivation Effect o Effetto Deprivazione, anch’esso caratteristico delle dipendenze. Il Deprivation effect è il fenomeno per cui, quando un individuo in astinenza da una sostanza dalla quale è dipendente ha di nuovo la possibilità di assumerla, l’assunzione sarà significativamente maggiore rispetto alla quantità assunta nel periodo precedente alla deprivazione.

In soggetti con Binge-Eating infatti, si è osservato che un periodo di astinenza da cibo palatabile (in questo caso sostanze zuccherine) di due settimane aumentava nei ratti  l’assunzione di tale alimento del 23% una volta ottenuto libero accesso ad esso. Questa percentuale era significativamente maggiore rispetto al gruppo di controllo.

I fattori di mantenimento delle abbuffate

Diciamo sempre, ed è vero, che il primo passo per evitare una abbuffata è evitare di restringere eccessivamente l’alimentazione.

Spesso in chi soffre di bulimia, binge o ha sviluppato un rapporto disfunzionale con il cibo possono capitare momenti in cui, pur essendo già all’interno di un percorso di terapia, quindi conoscendo bene i meccanismi e le cose da fare e evitare, si ricerca appositamente quella sensazione e quello stato mentale

I motivi sono molteplici.

  • In primis, perché stare meglio è faticoso: prevede impegno e fare cose che inizialmente sono difficili. Prevede il trovarsi a dover gestire emozioni e sentimenti scomodi nei confronti di noi stessi e del nostro corpo.

E se la soluzione che ho trovato per gestire emozioni dolorose è quella di mangiare, è molto probabile che questa fase di stress mi porti a desiderare una ricompensa immediata.

  • In secondo luogo per molti di noi abbuffarsi è diventata una abitudine, un meccanismo conosciuto, che parte in automatico.

Conosciuto non significa benefico ma significa non minaccioso quindi se pur portandoci anche dolore ci fa rimanere in una zona tranquilla, che conosciamo.

Se a livello razionale sappiamo bene che abbuffarci ha tanti risvolti negativi e ci fa del male, a livello primitivo appaga dei bisogni

Anche la segretezza con cui svolgo determinati rituali ne aumenta il fascino.

Per molti di noi l’abbuffata è un atto di ribellione, può rappresentare una ribellione anche alla guarigione.

Perché, ancora una volta, la mia parte razionale (la corteccia cerebrale) sa che è giusto e necessario guarire, mentre la mia parte istintuale e primitiva (il cervello rettile) come un bambino esige soddisfazione immediata. E la guarigione non è immediata, richiede tempo.

Abbuffate programmate e percorso di guarigione

Alla luce delle ultime scoperte in campo di neuroscienze, secondo me, le abbuffate programmate sono da considerarsi in una più ampia cornice.

La segretezza, l’astinenza dal cibo precedente aumentano il piacere che proveremo perché più sono affamata, più il cibo avrà un buon sapore e sarà appetitoso per me.

Il percorso di cura può essere lungo e avere alti e bassi è parte integrante del processo, non una prova della nostra incapacità.

Quindi è naturale che pur condividendo a livello razionale gli obiettivi che raggiungeremo con la guarigione, la nostra parte più istintuale e primitiva scalpiti ancora per una ricompensa. E sia portata a percorrere il sentiero che abbiamo tracciato- e consolidato- rendendo l’abbuffata la nostra migliore soluzione per gestire emozioni e pensieri fastidiosi. Il lavoro sta nel creare dei sentieri collaterali per spezzare l’automatismo che porta ad abbuffarsi e renderli sempre più grandi e battuti con la ripetizione. In modo che sia sempre più facile percorrerli.

Per oggi mi fermo qui, mi auguro, come sempre, che tu abbia gradito questo episodio.

Se hai domande o suggerimenti puoi scrivermi a info@bonacinisara.it e seguirmi su Instagram.

Se vuoi sapere se e come posso aiutarti a gestire la fame e motiva e a recuperare un buon rapporto con il cibo, puoi prenotare una chiamata gratuita conoscitiva qui

 

Bibliografia

Tabarroni I. Binge Eating Disorder e Circuito della Ricompensa: le alterazioni di Wanting e Liking. Elaborato di Laurea del Corso di laurea in Scienze Psicologiche dello Sviluppo, della Personalità edelle Relazioni Interpersonali, 2022

Avena N.M., Rada P., Hoebel B.G. (2008) – Neuroscience and Biobehavioral Reviews / Evidence for sugar addiction: Behavioral and neurochemical effects of intermittent, excessive sugar intake 10.1016/j.neubiorev.2007.04.01

Kessler RM, Hutson PH, Herman BK, Potenza MN. The neurobiological basis of binge-eating disorder. Neurosci Biobehav Rev. 2016 Apr;63:223-38. doi: 10.1016/j.neubiorev.2016.01.013. Epub 2016 Feb 2. PMID: 26850211

Joseph A. Wonderlich, Lauren E. Breithaupt, Ross D. Crosby, James C. Thompson, Scott G. Engel, Sarah Fischer,
The relation between craving and binge eating: Integrating neuroimaging and ecological momentary assessment,
Appetite, Volume 117, 2017, Pages 294-302,ISSN 0195-6663,https://doi.org/10.1016/j.appet.2017.07.005.

 

Immagine da Freepik

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