Nell’episodio di oggi vediamo la prima parte di un interessante studio su immagine corporea e fase premestruale

Se preferisci ascoltare, ecco la puntata del podcast:

Ascolta "Ciclo mestruale e immagine corporea p.1" su Spreaker.

 

Immagine corporea e fase premestruale: la cornice culturale e sociale

All’interno della cultura occidentale, le donne sono continuamente bombardate da messaggi dei media che considerano i loro corpi come difettosi e ricevono istruzioni su come dovrebbero apparire ed essere gestiti al meglio

Di conseguenza, viene esercitata pressione sulle donne affinché controllino e disciplinino i loro corpi, attraverso una costante auto-sorveglianza e regole ferree.

Molte donne si sforzano di raggiungere il corpo femminile occidentale ideale: magro, tonico, attraente e controllato.

E considerano un corpo grasso come malsano, pigro, indisciplinato e fuori controllo

Allo stesso tempo, ci si aspetta che le donne si impegnino in un esercizio fisico regolare e rigoroso.

Questo comportamento è considerato nella cultura popolare come sano e necessario per evitare che i loro corpi diventino grassi e “fuori controllo”.

La normalizzazione di questi comportamenti all’interno dei media può essere problematica per le donne.

Incoraggiando un’alimentazione disordinata, un modo di vivere l’esercizio e l’allenamento malsano e insoddisfazione riguardo al corpo.

L’insoddisfazione corporea e l’incapacità di soddisfare questi ideali hanno implicazioni negative per la salute mentale e sono associate ad un aumentato rischio di depressione e bassa autostima.

L’insoddisfazione del proprio corpo che sperimentano le donne appare più alta nella fase premestruale

Le percezioni distorte delle dimensioni del corpo sono una possibile spiegazione.

Alcuni risultati di questo studio suggeriscono che le donne percepiscano i loro corpi come più grandi durante il periodo premestruale

Il disagio premestruale comporta cambiamenti affettivi, comportamentali e fisici, come ansia, depressione, sensazione di perdita di controllo, gonfiore addominale, tensione mammaria e ritenzione di liquidi, descritti come sindrome premestruale (PMS)

Le donne che soffrono di sindrome premestruale descrivono comunemente i loro corpi premestruali come “grassi”, “brutti”, “pigri” e “poco attraenti”.

Termini carichi di valori associati a ridotta autostima, vergogna di sé e autocritica

Lo studio

Questo studio qualitativo esamina i modi in cui le donne sperimentano i loro corpi premestruali in relazione ai cambiamenti ciclici nel mangiare e nell’esercizio fisico.

460 donne di età compresa tra i 18 e i 45 anni hanno completato un sondaggio online in risposta a una pubblicità su Facebook.

Questa pubblicità era rivolta a donne che sperimentano sentimenti negativi nei confronti del proprio corpo durante la fase premestruale. Le partecipanti hanno riportato un moderato disagio premestruale, un’elevata vergogna per il proprio corpo e un alto rischio di atteggiamenti alimentari disordinati. Sedici donne che riportavano ricchi resoconti di alta insoddisfazione corporea sono state invitate a partecipare alla mappatura del corpo. Tutto ciò attraverso una illustrazione visiva delle esperienze, seguita da un’intervista telefonica. Ma ancor prima dei dati ne esce una analisi tematica molto interessante che individua 4 aree.

La prima area si chiama “Regolazione dei normali comportamenti alimentari” ed esplora le rigide pratiche alimentari in cui queste donne sono impegnate al di fuori della fase premestruale.

La seconda è “Nutrire le voglie premestruali e la fame”, che esamina la nascita delle voglie premestruali e l’aumento della fame. In questo tema viene anche discusso il senso di colpa e la considerazione di sé come immorale nell’impegnarsi in comportamenti alimentari “cattivi”.

La terza area si intitola “Legittimare una pausa dalla gestione del corpo femminile”.

Discute di come i cambiamenti premestruali e le convinzioni legate alla fase premestruale legittimino il consumo di cibo considerato “non sano” come forma di cura di sé e di conforto.

Infine la quarta, intitolata “Essere in fase premestruale interrompe la scultura del corpo”, esplora come i cambiamenti premestruali agiscano per inibire l’esercizio.

O al contrario come stimolo per aumentare un esercizio compulsivo associato a sentimenti negativi verso il proprio corpo

“Mangio per il carburante”: regolare i normali comportamenti alimentari

Al di fuori della fase premestruale, la maggior parte delle donne intervistate ha descritto le proprie normali pratiche alimentari come strettamente regolamentate. Identificando i propri corpi e appetiti come macchine. Ciò includeva il consumo di “cibo sano”, tra cui “frutta”, “insalata” e “verdura”. Una partecipante ha descritto la preparazione dei pasti per la gestione del peso e il funzionamento ottimale del suo corpo: “Quindi, per me, è molto importante avere i miei pasti strutturati, assicurarmi di assumere i nutrienti giusti, il cibo giusto, in modo che il mio corpo possa funzionare.” Al di fuori della fase premestruale “mangerò per il carburante”. “Mangio perché è qualcosa che devo fare per affrontare la giornata e alimentarmi in modo da poter effettivamente fare ciò che devo fare”.

“Vorrei mangiare pizza tutti i giorni”: nutrire le voglie premestruali e la fame

La rigorosa regolamentazione del cibo e una idea meccanicistica del corpo sono interrotte durante la fase premestruale del ciclo, associata per la maggior parte delle partecipanti ad aumento della fame e del desiderio di cibo. Ad esempio, una partecipante ha descritto: “Durante il resto del mese, di solito mangio cibo sano. Non desidero cibo malsano. Voglio dire, lo bramo, ma non è così tanto. Ma durante il periodo premestruale, vorrei mangiare torte tutti i giorni o vorrei mangiare pizze tutti i giorni. Quindi, è molto insolito da parte mia perché sono una persona che mangia in modo sano, verdure cinque giorni alla settimana.”  Le donne in questo studio potrebbero aver considerato le voglie premestruali come al di fuori del loro vero sé sano poiché mangiare verdure “cinque giorni a settimana”, scegliere “frutta” ed evitare “cibo cattivo” è più in linea con una dieta femminile accettabile, al contrario di “pizza”, “torte” e “cioccolato”, ritenute meno gradite o femminili. Relegando le voglie alimentari premestruali al di fuori del vero sé, le donne mantengono il loro status di donne sane e femminili.

Combattere la tentazione del cibo è stato normalizzato come un comportamento che le donne si impegnano a tenere durante tutto il ciclo mestruale.

Secondo altri studi, le donne che soffrono di voglie premestruali hanno maggiori probabilità di impegnarsi in restrizioni dietetiche durante il resto del mese.

Il contenimento dietetico dovuto all’evitamento di cibi specifici è indicativo di un’alimentazione disordinata ed è associato a un aumento del desiderio di tali alimenti. Si suggerisce che ciò abbia una base intrapsichica e fisiologica, poiché la forza di autoregolazione e la forza di volontà utilizzano energia che si esaurisce a seguito di molteplici tentativi di autocontrollo.

Pertanto, sperimentare un desiderio accresciuto di cibo, insieme ad altri cambiamenti premestruali fisici ed emotivi, può esaurire l’autocontrollo delle donne e dare il permesso di indulgere in cibi “malsani” che sono normalmente proibiti.

Colpa e immoralità associate all’appetito insaziabile

Dividere il cibo in buono e cattivo implica che se consumo quello cattivo poi mi sento in colpa. Si conferisce un carattere morale al consumo di certi cibi e, attribuendo moralità ai comportamenti alimentari, alcune donne hanno ammesso di essere convinte di non meritare cibo desiderabile ma “cattivo”. La connessione tra moralità e cibo è perpetuata dai media all’interno della cultura occidentale.

Odio di sé e disgusto nel non controllare le voglie premestruali

Il sentirsi incapaci di controllare e gestire le voglie durante la fase premestruale è associato all’odio e al disgusto di sé. Ad esempio, Lisa ha detto che resistere alle sue voglie l’ha portata a diventare “ossessiva” e soddisfarle l’ha fatta sentire “disgustata” per la mancanza di autocontrollo.

“Potrebbe iniziare con ‘Ho voglia di una barretta di cioccolato’ e mi fermerò ma poi dopo un po’ diventa quasi ossessivo.

Tutto quello a cui riesco a pensare è il cioccolato. Poi vado a prendere una tavoletta di cioccolato ma non è abbastanza, allora ne prendo una più grande e non mi sento bene finché non l’ho mangiata tutta.

Poi quando lo faccio, mi sento disgustata dalla mia mancanza di autocontrollo”.

L’angoscia nel sentirsi incapaci di controllare i propri comportamenti alimentari a causa delle voglie premestruali è anche associata all’insoddisfazione del corpo. Esplorare le esperienze con la fame, il mangiare e la relazione tra cibo e corpo, può quindi approfondire la nostra comprensione sia dell’alimentazione disordinata che del disagio premestruale e della potenziale sovrapposizione tra queste sindromi.

“Poiché sei fase premestruale, puoi mangiare quelle cose”: legittimare una pausa dal controllo del corpo femminile

Questo tema esplora come i cambiamenti premestruali, così come i discorsi biomedici e le convinzioni che circondano la fase premestruale, legittimino il consumo di cibi malsani come forma di cura di sé e conforto. E come mezzo per prendersi una pausa dai rigidi regimi di gestione del corpo. Per una minoranza di donne, ciò ha facilitato la riduzione dell’autocritica nei comportamenti alimentari.

Mentre la maggior parte delle altre ha provato di conseguenza sentimenti di colpa.

Alcune donne hanno legittimato l'”eccesso di cibo”, il consumo di “cibo spazzatura” o l’essere “meno severe” con il loro modo di mangiare durante la fase premestruale attraverso l’adozione di una giustificazione biomedica che identifica i cambiamenti premestruali come il risultato di una fluttuazione degli ormoni.

Queste donne avevano quindi una “ragione” e una “spiegazione” legittima per mangiare più cibo, o cibo a loro avviso “cattivo”. E  attribuivano la colpa della deviazione dalla loro abituale gestione del cibo al corpo premestruale, piuttosto che a un fallimento del sé.

Per la minoranza delle partecipanti all’intervista, questa “concettualizzazione biomedica” dei comportamenti alimentari premestruali significava che era socialmente accettabile per loro allentare le loro abituali pratiche alimentari rigorose, poiché questo era qualcosa che “fanno tutte”. Ad esempio, una partecipante ha descritto le “opinioni sociali” che circondano il ciclo mestruale: “Immagino delle opinioni della società sul tuo ciclo. È come se dal momento che sei in fase premestruale, ti fosse permesso di mangiare quelle cose, come se fosse l’unico momento del mese in cui puoi… lo vedo su tutti i social media o dai discorsi delle amiche”.

Ciò suggerisce che la legittimazione delle donne a ridurre la gestione della propria alimentazione è influenzata dal modo in cui la fase premestruale e il comportamento alimentare sono posizionati all’interno di un contesto culturale più ampio.

 

BIBLIOGRAFIA

Ryan, S., Ussher, J.M. & Hawkey, A. Managing the premenstrual body: a body mapping study of women’s negotiation of premenstrual food cravings and exercise. J Eat Disord 9, 125 (2021)

 

Immagine da Freepik https://urly.it/3tndc

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