Oggi voglio parlarti di una cosa che sembra piccola ma che in realtà, per tante persone, pesa tantissimo: parlo della bilancia. O meglio del tuo rapporto con la bilancia.
Quel piccolo oggetto che sta in bagno, magari nascosto dietro una porta, e che a volte basta vedere per sentire un nodo alla gola.
Se anche tu ti sei mai sentita spaventata all’idea di salire su una bilancia…
Se ti è mai capitato di evitarla per giorni, settimane, o anche mesi…
Se quel numero ha il potere di farti sentire brava, sbagliata, abbastanza o mai abbastanza…
Allora questa puntata è per te.
Se preferisci ascoltare, ecco l’episodio del podcast
Ascolta "Il peso della paura. Bilancia e fame emotiva" su Spreaker.Oggi esploreremo insieme il legame profondo tra la paura della bilancia e qualcosa che molti di noi conoscono bene: la fame emotiva.
Quando la bilancia diventa un nemico
La bilancia dovrebbe essere solo un oggetto. Uno strumento. Come un termometro.
Ma per molte persone diventa molto di più: diventa un giudice, un simbolo del proprio valore personale, un’ossessione.
Ci sono giorni in cui ti senti bene, in cui magari hai dormito abbastanza, mangiato con equilibrio, ti sei presa cura di te.
E poi… sali sulla bilancia.
Quel numero è più alto del previsto. E tutto cambia.
Di colpo ti senti sbagliata. O in colpa. Come se nulla di quello che hai fatto avesse senso.
La bilancia diventa allora una gabbia.
Un luogo in cui ci pesiamo… non solo nel corpo, ma anche nell’anima.
Perché quel numero non dice solo “quanto pesi”, spesso dice, nella nostra mente: “quanto vali”.
E questo… è pericoloso.
Da dove nasce la paura della bilancia
Ma da dove nasce questa paura?
Spesso nasce da anni e anni di messaggi tossici, diete iniziate e abbandonate, commenti sentiti da bambini: “Hai messo su un po’ di ciccia, eh?”
O confronti continui sui social, con corpi che sembrano perfetti, inarrivabili.
Ci insegnano a temere l’aumento di peso come fosse una colpa, come se ingrassare volesse dire fallire.
Allora la bilancia diventa l’oracolo.
Un numero che decide se possiamo essere fieri di noi… o se dobbiamo punirci.
Fame emotiva, il cibo come rifugio
Ora parliamo di fame emotiva.
Una fame che non ha a che fare con lo stomaco, ma con le emozioni.
Ti è mai successo di aprire il frigo solo perché ti sentivi giù?
O di mangiare in fretta, magari dolci o cibi salati, mentre dentro avevi un vuoto difficile da nominare?
La fame emotiva arriva quando qualcosa dentro di noi ha bisogno di essere visto, ascoltato.
E noi, spesso senza accorgercene, usiamo il cibo come balsamo, come la coperta di Linus, come distrazione.
È un meccanismo molto umano.
Come dico spesso, non c’è nulla di “sbagliato” nel cercare conforto anche nel cibo, il problema nasce quando l’unico modo che troviamo per gestire le emozioni è quello.
E il paradosso è che dopo aver mangiato… non ci sentiamo meglio.
Anzi: spesso arrivano la colpa, il senso di fallimento, la vergogna.
E a quel punto, ecco che torna lei: la bilancia.
Come se potesse dirci quanto ci siamo lasciati andare.
E ogni volta che vediamo quel numero, è come se ci venisse ricordato il nostro dolore.
È un ciclo che fa male MA che può essere interrotto.
Il circolo vizioso
Fame emotiva, senso di colpa, evitamento della bilancia, perdita di controllo, nuova abbuffata.
È un loop.
Un circolo vizioso che si alimenta di silenzi, di giudizi interiori, di mancanza di ascolto autentico.
La verità?
Non possiamo guarire questo rapporto con il cibo e con il corpo se non iniziamo da dentro.
Serve gentilezza, serve presenza, serve perdono.
Perché quello che succede con il cibo… è solo la punta dell’iceberg. E’ solo quello che riesci a vedere e che nasconde molto altro
Piccoli passi per spezzare il ciclo
Allora… come si fa a cambiare?
Come si può tornare a vivere il proprio corpo con più serenità?
Non esistono soluzioni facili e questo, se mi segui, lo sai già
Ma esistono piccoli passi.
✨ Il primo è smettere di darsi un voto ogni volta che ci si pesa.
Se scegli di pesarti, fallo come farebbe uno scienziato: senza giudizio. Solo un dato, tra tanti.
✨ Oppure, fai una pausa dalla bilancia.
In senso assoluto, non è necessario pesarsi ma se senti che stai evitando questa attività per paura, forse è il caso di esplorare un altro modo per farlo. In modo da non farti limitare da questo evitamento
Impara a sentire il tuo corpo in altri modi: come stai nei tuoi vestiti? Hai energia? Dormi bene?
✨ Inizia un diario delle emozioni.
Annota quando hai fame e chiediti: “Di cosa ho bisogno davvero in questo momento?”
Non sempre è cibo. A volte è affetto, riposo, presenza.
E’ importante riconoscere questi bisogni: certo mangiare è più immediato e veloce ma se rispondiamo sempre allo stesso modo, a bisogni differenti, non saremo mai soddisfatte e quel vuoto rimarrà lì.
✨ Circondati di messaggi che nutrono.
Segui persone che parlano di corpi veri, che trasmettono accettazione.
Quello che segui sui social è come ciò che respiri: può farti bene o nuocerti. E’ tua responsabilità scegliere con cura l’ambiente che vuoi intorno a te
✨ E soprattutto… cerca aiuto se ti senti sopraffatta
Parlare con uno psicologo, un nutrizionista empatico, un gruppo di supporto… può davvero fare la differenza.
Condividere i tuoi pensieri ne dimezza il peso e può aiutarti a vedere con più lucidità le tue difficoltà. E ad iniziare ad occupartene concretamente
Il problema non sei tu
Tu non sei sola, non sei rotta, non sei sbagliata.
Stai solo cercando un modo per stare meglio. E questo… è già un atto di amore.
La bilancia è solo un numero.
Non sa nulla di quanto amore hai nel cuore.
Non sa nulla della tua forza e capacità di rialzarti, delle tue notti insonni, dei tuoi sforzi.
Non misura il tuo valore.
Spero che questa puntata ti abbia fatto sentire meno sola, meno giudicata, più accolta.
E spero che ti abbia dato anche solo un piccolo spunto per guardarti con più tenerezza.
Se vuoi, scrivimi e raccontami la tua storia. Mi trovi scrivendo a info@bonacinisara.it o in DM su Instagram. E se pensi che questa puntata possa aiutare qualcuno che conosci… mandagliela.
Con dolcezza. Come un gesto di cura.
Grazie per essere stata qui.
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