Oggi voglio parlare di un tema che emerge spesso nei colloqui con le mie pazienti e che ritengo sia davvero importante comprendere per evitare di trarre conclusioni affrettate e sperimentare delusione e frustrazione: mi capita a volte, ormai non più così spesso, di sentire pazienti che mi dicono che hanno l’impressione di non ottenere progressi, di non progredire nel loro percorso di guarigione nel rapporto con il cibo e con il corpo.
Se preferisci ascoltare ecco l’episodio del podcast
Ascolta "Davvero non stai facendo progressi?" su Spreaker.E per farlo voglio prendere come esempio un esercizio che fa parte del percorso di Mindful Eating e si chiama esercizio dei pensieri “Ma che cavolo!” ma possiamo chiamarlo anche del “tanto ormai” o di tutti quei pensieri automatici che ci arrivano quando rompiamo una regola
Rompere una regola alimentare
Immagina di avere una regola alimentare, come ad esempio: “Non posso mai mangiare la pasta a cena”. E succede che una sera ti capita di trovare a cena proprio la pasta: magari sei stata invitata e lo prevede il menù della cena oppure sei a casa tua e hai preparato pasta per gli altri membri della famiglia mentre ti costringi a mangiare pollo e insalata e ci scappa una forchettata alla pasta di tuo marito o dei tuoi figli
Panico.
Prima ancora che tu riesca a rendertene conto, in modo rapidissimo e automatico, ti ritrovi a finire gli avanzi e a continuare a mangiare quello che c’è in tavola senza sapere nemmeno se hai fame o no.
Ti è mai successo?
Questo è un esempio di quello che succede quando rompiamo una regola alimentare che noi riteniamo indiscutibile e che abbiamo deciso di dover seguire SEMPRE.
Senza renderci conto a livello razionale
di cosa stiamo facendo, la parte più istintuale del nostro cervello ricerca ricompensa per proteggerci da quei pensieri svalutanti che, in modo automatico, produciamo.
“Sei sempre il solito pozzo senza fondo”, “Come sempre hai sgarrato e vanificato tutto”, “Non ti sai regolare” ecc ecc ecc
Come misuro i miei progressi
E qui arriva il bello: se anche per misurare i miei progressi utilizzo la mentalità tutto o nulla, mi sto di nuovo ingannando e, in una certa misura, sabotando.
Come dico spesso “guarire” e migliorare non è come un interruttore che quando è spento sono malata o “faccio schifo” e quando è acceso sono guarita e perfetta. E’ più un percorso, un divenire, un cammino con tante scale di grigi.
Ma se per me l’unico metro della mia guarigione è non avere più pensieri del tipo tanto ormai, sono ancora nel loop della mentalità della dieta.
E’ invece molto probabile che questi pensieri arrivino ancora e le domande che potremmo farci sono:
Quando mi succede?
Quali regole ci sono dietro?
Succede solo con cibi specifici?
Solo in momenti precisi?
Come reagisco nella pratica?
Magari potresti scoprire che prima il tanto ormai significava mangiare ininterrottame
nte fino all’ora di andare a dormire mentre ora significa mangiare qualche forchetta di pasta in più a cena.
Perché il punto non è tanto non avere più quei pensieri ma imparare ad ascoltare la lezione e le informazioni preziose che ci vogliono comunicare.
Un esempio pratico
Ti faccio un esempio in modo da chiarire (spero) il concetto e utilizzo una dinamica che, tanto tempo fa, mi succedeva spesso.
Una volta stare a casa da sola, soprattutto di sera e avere davanti del tempo non strutturato quindi “vuoto” era per me un potente trigger per le abbuffate.
Di solito iniziava così: partivo con tutti i buoni propositi da una cena “dietetica” e nella testa intanto pensavo a tutte le cose che avrei potuto fare per sfruttare al massimo quel tempo. Potevo finire una cosa di lavoro oppure stirare o entrambe le cose. Magari ero stanca ma riposare non era contemplato perché quel tempo andava riempito con attività produttive e riposare significava non fare niente. E io non potevo permettermelo.
Già starai immaginando come andava a finire: la stanchezza prendeva il sopravvento, partiva il dialogo interno svalutante (sei sempre la solita che rimane indietro Avresti dovuto fare più cose e sfruttare meglio questo tempo stai perdendo tempo) e per metterlo a tacere, mangiavo. Non scegliendo quello che mi andava al momento ma qualsiasi cosa trovassi, senza ascoltarmi, senza riuscire a fermarmi se non quando ero ormai troppo piena.
Quando decidi che “adesso basta!”…iniziano i veri progressi
E’ arrivato un momento in cui mi sono stancata davvero di questo “giochino”, non parlo del sentirsi in colpa e stanchi della situazione sul momento o il giorno dopo ma proprio di una resa. Così non andavo avanti. E da questa consapevolezza ho deciso di cambiare il modo in cui facevo le cose, iniziando dall’analizzare la situazione. Quando mi succedeva? Quali emozioni provavo? E qui potremmo aprire il grande capitolo di quanto sia tutto tranne che semplice identificare le emozioni che stiamo provando. Quali pensieri avevo? Per farlo ho dovuto rallentare, stare nella sofferenza di analizzare nel dettaglio un comportamento di cui mi vergognavo.
Non volevo più nascondermi e dire che avrei ricominciato la dieta il giorno dopo, volevo capire perché mi succedeva e come fare perché non capitasse più.
Ovviamente non è stato semplice né immediato, tutte queste risposte non arrivavano chiare come te le ho descritte prima perché il tutto o nulla non funziona nemmeno qui. Prendere consapevolezza è un cammino, fatto di passi avanti, soste e passi indietro per poi farne due avanti.
Ok, ma a cosa serve?
Ti starai chiedendo a cosa serve farsi queste domande.
Serve a identificare uno schema che si ripete (spesso sono situazioni simili dove provo specifiche emozioni e ho quei due tre pensieri ricorrenti) e poi andare a lavorare su questi pensieri per disinnescare la miccia.
Ad esempio, se penso che riposarmi è una perdita di tempo potrei andare a destrutturare questa convinzione.
Se sono riposata sono più efficiente il giorno dopo
Se mi obbligo a fare le cose quando sono stanca poi potrei doverci tornare dopo perché non riesco a farle come vorrei
Il mio corpo è saggio e se mi comunica stanchezza merita di essere ascoltato.
Sono solo alcuni esempi di frasi potenzianti che ti aiutano ad iniziare a concederti di riposarti
Tornando al titolo di questo episodio: credi davvero di non star facendo progressi se ancora non si vedono all’esterno i frutti di questo tuo grande lavoro interno?
Molto spesso capita che ancora non lo vedi perché lo valuti solo in termini di episodi di abbuffate o di peso sulla bilancia mentre dentro di te è un atto un processo di grande cambiamento che necessita del tempo giusto per manifestarsi.
Non mollarti proprio adesso
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