“Fidati di te”, ti dicono, “ascolta il tuo corpo”, “il corpo sa tutto”. Tutte frasi vere, per carità, ma che possono suonare vuote o, peggio, fastidiose, se non sai da dove partire per cominciare a fidarti di te e ad ascoltare il tuo corpo.

Se preferisci ascoltare ecco l’episodio di oggi

Listen to "Come imparare a fidarti di te" on Spreaker.

 

Di come ricominciare a fidarti di te e delle tue sensazioni corporee ne ho parlato anche qui

Chi sperimenta episodi di abbuffate è spesso una persona molto rigida verso se stessa, che si impone standard molto elevati.

In questa logica, essere appena meno di perfetti equivale ad essere un fallimento.

Chi si abbuffa si dà regole estreme e durissime perché si considera rotto, un errore, una vergogna e per dimostrare di essere di valore deve essere in grado di rispettarle.

Ma se tu sei un errore come potrai mai fidarti di te? Allora inizi a dubitare del tuo istinto e diventi bravissima nel cercare conforto altrove.

Diventi una esperta nel cercare esperti e programmi dimagranti innovativi e questo non fa che riaffermare quello che pensi di te: i tuoi bisogni e le tue scelte non sono affidabili e senza una guida, perderai il controllo.

Le convinzioni che ti impediscono di fidarti di te

Le diete drastiche sono una punizione che ti infliggi per espiare la colpa di essere come sei affinchè la tua intera esistenza abbia un senso. In questo modo però non perderai un grammo. Finché sei convinta che l’odio verso la te stessa di ora porti all’amore per una te stessa finalmente magra, niente funzionerà. Affliggerti con il cibo (e con la sua privazione) rientra nella definizione che ti sei data della vita: non ti libererai del peso in eccesso perché il tuo giusto peso non si sposa con le tue vecchie convinzioni sulla vita.

Una volta che inizierai a lavorare su queste convinzioni, anche le diete perderanno il fascino di cui ora sei vittima.

Tu non sei un errore, non sei un problema da risolvere o un oggetto da aggiustare. Se aspetti di avere le gambe di quella modella o i capelli di quell’altra attrice, se, per meritarti il tuo rispetto devi raggiungere un determinato peso, questo rispetto non arriverà mai. Perché non fai altro che ribadire il messaggio: sono danneggiata, non posso fidarmi di me, del mio istinto e dei miei desideri.

A questo punto arriva la fede. Non quella con la F maiuscola, non ti sto parlando di Dio o di una religione in particolare ma di credere profondamente nel fatto che sei sana, sei completa, sei tutta intera e per questo ti meriti di essere viva.

Un brano illuminante

Ora ti leggerò un brano tratto da un libro che trovo meraviglioso e si chiama “Le donne il cibo eD io” (in audio non rende ma nel titolo c’è un gioco di parole in quanto si può interpretare come –e- staccato -Dio oppure ed Io)

Veniamo al brano:

“I cambiamenti nel mio corpo (ho perso tredici chili e questa è la parte meno importante) non sono che l’inizio di tutti i cambiamenti avvenuti nella mia vita.

E’ un costante viaggio a ritroso nei ricordi..sentirmi viva invece che una morta che cammina..fare davvero l’esperienza di ogni momento, momenti meravigliosi e gloriosi di autentica gioia (e non è una parla che uso con disinvoltura e spesso). Di sentire una scintilla di orgoglio, forza e speranza che nascono quando sono capace di vivere con i miei sentimenti anziché inserire il pilota automatico e gettarmi sul cibo.

Di essere capace di trattarmi con gentilezza, bontà e compassione invece di sentirmi legata al palo della flagellazione. E il tesoro più importante di tutti, per me: essere capace di provare amore per me stessa e da quell’amore sentire l’amore per i miei figli, per il mio compagno, per gli sconosciuti per strada.

Ho sempre saputo che volersi bene è importante ma l’ho sempre saputo solo con la testa, mai con il cuore”

Questo brano riesce a tradurre in parole il concetto che è fondamentale trattare noi stesse nel modo in crediamo meritino di essere trattare solo le persone magre, di successo, felici

Per fare questo però è imprescindibile passare dal corpo.

Tornare dentro per fidarti di te

Lo so che questo fa paura, soprattutto sei hai trascorso anni o tutta la tua intera vita lontana da quel corpo.

Un tempo questa capacità di allontanarti dal tuo corpo ti è senz’altro stata di aiuto perché noi tutti facciamo esperienza delle sofferenze emotive attraverso il corpo e, da bambini, se non abbiamo le risorse necessarie per sciogliere quel dolore, sviluppiamo l’abilità ad andare via, allontanarci. Questo in un primo momento, nella emergenza ci salva ma a lungo andare diventa un problema. Innanzitutto non ci permette di afforntare le situazioni e sperimentarci in esse. Di provare nei fatti e con le emozioni che non saremo annientate da quel dolore ma riusciremo ad attraversare quell’esperienza. Ma se tutte le volte che sento una sofferenza la mia risposta sarà mangiare un pacco di biscotti allora non potrò mai sperimentare davvero il fatto che non sarò annientate da quel dolore.

Inoltre siccome il corpo è l’unico luogo in cui possiamo provare fame e sazietà, se vivo distante dal mio corpo non potrò mettere fine alla fame compulsiva. Quando inizio a mangiare senza sapere se ho fame, l’unico stop che diventa efficace è il senso di nausea.

Questa è, a mio parere, la parte più difficile perché proprio in questo processo di ritorno al corpo parte il dialogo mentale svalutante ed è faticoso

Ma il fatto che la via di ritorno verso noi stesse sia faticosa, non significa che dobbiamo passare il resto della vita ad evitare il viaggio.

Come facciamo a ritornare dentro noi stesse?

Possiamo iniziare quotidianamente a portare consapevolezza al nostro respiro.

L’addome che si gonfia, i polmoni che si riempiono, l’aria fredda che entra dalle narici, l’aria calda che esce. Diventi consapevole dell’intenzione di prendere una penna, senti l’aria fresca sul viso. Poi di nuovo ti allontani. Non si può essere presenti a se stessi in ogni istante, e non è nemmeno questo l’obiettivo. Prova a riportarti al corpo 10, 20, 100 volte al giorno. Anche se fuori c’è il rumore del traffico cittadino o dei vicini che discutono puoi comunque concentrarti sulle sensazioni fisiche. Le gambe in appoggio sulla sedia, il rumore delle tue dita sulla tastiera del pc, il ticchettio dell’orologio. Senza giudizio e senza tensione verso un obiettivo. L’obiettivo è questo: ritornare al tuo corpo e non c’è un modo per farlo ma il corpo stesso è il modo. Ti allontani e ritorni, ti allontani e ritorni 10,20, 100 volte.

Proprio questo facciamo con le pratiche di Mindfulness nei percorsi di Mindful Eating.

Ti abbraccio e ti do appuntamento alla prossima puntata

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