Una delle azioni più difficili tra le mie pazienti è quella di avanzare del cibo nel piatto.

Sembra qualcosa di banale ma ti assicuro che per molte di noi è difficile farlo anche se lo prendiamo come un compito o come esperimento.

Se preferisci ascoltare, ecco la puntata del podcast:

Ascolta "Perché dovresti avanzare del cibo" su Spreaker.

 

Perché è difficile avanzare cibo

Molto spesso alla base ci sono le convinzioni che ci sono state tramandate da genitori o persone che si prendevano cura di noi quando eravamo bambine: “Pensa ai bambini che muoiono di fame” in primis.

Altre volte si aggiunge il timore di non onorare a sufficienza chi ha preparato il pasto, come se avanzare qualcosa significasse che quello che abbiamo mangiato non era abbastanza buono.

A prescindere dai motivi che stanno alla base, io trovo che avanzare qualcosa sia un esercizio estremamente utile, soprattutto nelle persone che hanno un rapporto conflittuale con il cibo e soffrono di abbuffate

Innanzitutto perché possiamo testare con mano cosa significa essere presenti a noi stesse e interrompere un automatismo. E farlo in una situazione tranquilla, protetta, che decidiamo noi a priori, dove non siamo in preda ad emozioni forti è molto più semplice.

Hai presente quando ti parlo del fatto che hai il potere di fermarti dopo uno, due, dieci biscotti?

Per sentire questo potere ed entrarci dentro in modo da farlo tuo, non basta saperlo, è necessario sperimentare.

E sperimentare quando siamo emotivamente tranquille è molto più semplice che farlo quando siamo scosse e sentiamo di dover fare qualcosa per cambiare il nostra tato emotivo.

Quindi l’esercizio di avanzare qualcosa è molto potente: puoi farlo anche solo con un boccone ma è importante farlo anche perché in questo modo inizi ad uscire dalla convinzione e dall’automatismo che sia il piatto a decidere quanto devi mangiare.

Magari a livello logico SAI che se non ti va più, puoi avanzare qualcosa ma quando sei lì, con il tuo cibo preferito, inizi a sentirti piena e decidi di ignorare i segnali del corpo, avanzare qualcosa non è una opzione.

E’ qualcosa che, a livello teorico, sai che puoi fare ma nella pratica non lo consideri nemmeno!

Cosa possiamo imparare

Invece qui c’è un nodo molto importante e profondo. Se imparo ad ascoltarmi, se faccio esperienza di come mi sento quando sono piena, troppo piena o perfettamente a posto, avrò sempre con me gli strumenti per mangiare le quantità giuste per me. Che possono cambiare da un giorno all’altro o da un pasto all’altro. In questo modo mangiare fuori non mi farà più paura perché saprò fermarmi quando sono sazia, non dovrò scegliere il cibo meno calorico, rimanere insoddisfatta e magari abbuffarmi una volta a casa.

Datti tempo e sii gentile con te stessa

Ovviamente qui ci si arriva per gradi, non è qualcosa che puoi pretendere di fare da un giorno all’altro ed è necessario che tu sia amorevole verso te stessa e che riconosci il fatto che serve tempo.

Non è un processo che puoi accorciare a piacimento perché rimanere in ascolto è qualcosa che richiede tempo, e pratica, ed è in antitesi al tutto e subito che ti ha condotta dove sei ora e che ha scandito il tuo rapporto con il cibo.

E’ come quando vuoi perdere 20 kg, ad esempio, e ti butti in diete assurde, più assurde e drastiche sono, meglio è.

Perché tu non vuoi solo raggiungere un obiettivo ma vuoi prima di tutto scappare da una situazione che ti crea un profondo dolore.

Ma scappare non è mai un buon movente perché, di nuovo, non ci permette di scegliere, non ci permette di agire ma ci obbliga a re-agire. E quando reagiamo non siamo lucide e non scegliamo davvero.

Se devi scappare da un aggressore, ad esempio, è molto probabile che ti rifugerai nel primo posto che trovi, che ti sembra sicuro.

In quella situazione non ti metteresti certo a valutare pro e contro del luogo verso il quale stai andando, con il rischio di finire comunque in pericolo.

Nel caso del rapporto con il cibo non parliamo di pericoli reali ma immaginati, che per la nostra mente sono la stessa cosa.

La paura di essere annientate dalle nostre emozioni e di non essere in grado di sopportare il dolore che ci provoca un corpo che non riconosciamo sono a tutti gli effetti pericoli, fonte di stress come se fossimo di fronte a un aggressore in carne ed ossa.

Fai un esperimento

Quindi se per te è impossibile anche solo pensare di avanzare qualcosa, ti invito a provare fin da subito.

Prendilo come un gioco, affrontalo come se fossi una scienziata che sta facendo un esperimento, senza aspettative di un determinato risultato ma aperta a tutto quello che succede.

Mentre fai questo esperimento potrebbero uscire tante cose interessanti che non avevi valutato e, se rimani in ascolto, potresti scoprire cose nuove e utili su di te e sul tuo rapporto con il cibo.

Alcune domande che potresti farti sono:

Quali ricordi ho di me bambina rispetto al finire tutto ciò che c’è nel piatto e ad avanzare qualcosa?

Che significato do al finire la mia porzione? Ha a che fare con il mio valore?

A volte pensiamo che non finire tutto quello che ci spetta sia come toglierci qualcosa, perdere qualcosa, mentre se siamo sazie quel qualcosa sarebbe un di più, una costrizione più che un diritto

Hai paura della fame?

Un altro motivo che può impedirti di avanzare qualcosa è la convinzione che non potrai più mangiare successivamente, se ti dovesse tornare fame.

Le idee e le regole sul quando mangiare e quanti pasti fare sono davvero molto diffuse.

Una delle più gettonate è che se mangio dopo una certa ora ingrasserò perché poi non “brucio” ciò che ho mangiato.

Noi lo sappiamo che il principio cardine per dimagrire è il deficit calorico quindi se lo rispetti, quindi mangi effettivamente un po’ meno di quello che ti serve per mantenere il peso, non ingrasserai nemmeno se paradossalmente facessi un solo pasto di sera tardi. Ma non tutti lo sanno e questa convinzione è dura a morire.

Quindi se nella pratica non ti dai il permesso di ascoltare la tua fame e di mangiare eventualmente più tardi, nel caso sentissi di nuovo fame, è molto probabile che sarai portata a finire tutto quello che c’è nel piatto per paura della fame

Di paura della fame ne ho già parlato qui e credo proprio che ne riparlerò perché trovo sia un tema centrale.

Per oggi mi fermo qui, spero di averti dato alcuni spunti su cui riflettere.

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Iimmagine da Freepik

 

 

 

 

 

 

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