Qualche giorno fa una mia paziente mi ha detto:” Sai Sara, io ci ho riflettuto tanto sul mio rapporto con il cibo e penso che il mio vero problema sia di non sapere com’è mangiare normalmente. O sono a dieta o mi abbuffo. Non so più com’è mangiare senza essere a dieta oppure “sgarrare” rispetto alla dieta”

Anche tu ti ritrovi in questa situazione?

Se preferisci ascoltare, ecco l’episodio del podcast

Ascolta "O sono a dieta o mi abbuffo" su Spreaker.

Dieta: quanto ci costa mantenere il controllo

Devo dire che effettivamente questo aspetto lo ritrovo spesso nelle mie paziente e lo ritrovavo anche in me.

Quando per tanto tempo ci siamo abituate a seguire determinate regole, ogni volta che ci allontaniamo da quelle regole, anche di pochissimo, lo viviamo come un fallimento.

Come uno sgarro che ha compromesso il nostro percorso irrimediabilmente.

Ma il nostro percorso ci costa fatica: perché esercitare sempre tanto controllo è faticoso, pensare costantemente a cosa posso e non posso mangiare è faticoso, non ammettere nemmeno a noi stessi che abbiamo voglia di un certo cibo è faticoso.

Allora pensiamo, o meglio forse non riusciamo ad esserne consapevoli ma un ipotetico dialogo interno potrebbe essere questo:” Tutta questa fatica mi ha portato a vanificare tutto. Io non ce la faccio a riprendere ancora una volta. Per ora, tanto vale che ne approfitti, che tanto ormai ho fatto schifo.” E questo indulgere con il cibo ha come effetto immediato quello di allentare la tensione. Di permetterci di lasciare andare, almeno per un po’, il controllo.

I “benefici” dell’abbuffata

Questo effetto rilassante, di decompressione è molto potente ed è uno dei motivi per i quali è così complesso uscire dal tunnel delle abbuffate.

Questi benefici immediati che ne ricaviamo sono molto potenti ed efficaci.

Nell’immediato, ovviamente, perché poi subentrano gli effetti indesiderati che conosciamo bene!

Ma per dare davvero al nostro rapporto con il cibo una spinta verso il benessere e l’equilibrio dobbiamo agire a monte.

  • Resistere e basta all’abbuffata non funzionerà, per vari motivi:
  • Lo stimolo ad abbuffarsi è molto potente
  • Resistere implica l’esclusivo uso della forza di volontà (e sappiamo che non è infinita! Ne ho parlato qui)
  • Spesso arriva quando siamo emotivamente ed energeticamente molto scariche ed utilizzare la forza di volontà in queste situazioni non fa che esaurirci ancora di più

Quindi non possiamo pretendere di applicare strategie esclusivamente quando arriva lo stimolo.

Dobbiamo lavorare a monte, ossia prima che arrivi lo stimolo.

Flessibilità dieta e tanto altro

Un altro aspetto da considerare è la mancanza di flessibilità.

Quando avevo un rapporto molto conflittuale con il cibo, ero una persona estremamente rigida.

Mi piaceva dire che ero molto autocritica ma in realtà ero molto critica anche verso gli altri

Uso il termine mi piaceva ma è improprio: a quei tempi ci credevo davvero, non ero consapevole di questi meccanismi e per me era davvero così.

Studiando, crescendo e sperimentando ho capito che non lo era.

Che dirsi autocritiche è più socialmente accettato. Ovviamente tutti sappiamo che non dovrebbe essere così e che dovremmo trattarci con compassione ma nella nostra società, nel sentire comune, ha un’accezione positiva.

Come quando una persona si dice stakanovista: spesso viene usato in un modo in cui l’accezione di dedizione e senso di responsabilità prevale rispetto al non rispettare i propri tempi e bisogni.

Passa il messaggio che se ti sacrifichi, vai bene

Tornando al discorso autocritica, è più complesso ammettere a se stessi che siamo critici anche verso gli altri perché ci obbliga a metterci in discussione.

Ti ho fatto questo discorso per dire che diventare più flessibili con il cibo implica diventarlo anche in altre aree della nostra vita.

Come dico spesso, i problemi con il cibo sono la punta di un iceberg, alla cui base c’è molto altro.

E il nostro rapporto con il cibo è il riflesso delle nostre modalità di vivere anche altre aree della nostra vita.

Senza voler fare psicologia spicciola, ho notato che è molto probabile che se sono una persona rigida e inflessibile nella vita e nelle relazioni, lo sia anche nei confronti dell’alimentazione.

Lavora sul perfezionismo

Cosa si può fare allora?

La Mindfulness ci viene in aiuto in questo perché proprio attraverso la pratica impariamo a stare con quello che c’è.

Che detto così sembra semplicissimo ma invece è una delle cose più difficili che puoi immaginare di fare!

Imparare a stare con l’imperfezione, con le cose che non sono andate esattamente come avevi immaginato, con il disagio è cruciale per diventare più flessibili.

A tavola e nella vita

Questo discorso va a braccetto con il lasciare andare il perfezionismo.

L’ho detto più volte: tante persone credono che per raggiungere un obiettivo sia necessario essere perfetti. E che ogni minima deviazione dalla via maestra dia come risultato il fallimento.

Beh, ti assicuro che è vero l’opposto. Anche se vuoi dimagrire. Anzi oserei dire SOPRATTUTTO se vuoi dimagrire.

Mettiamo il caso che io stia seguendo delle indicazioni alimentari specifiche e un giorno mi venga voglia di due biscotti dopo cena, che non sono stati inclusi in questo programma.

Prima di tutto devi sapere che una manciata di calorie in più per il nostro corpo non fa alcuna differenza in termini di peso. Il corpo, a differenza di molti di noi, è molto flessibile ed ha imparato ad utilizzare i nutrienti in modo perfetto. Quindi quei due biscotti non sarebbero un problema.

A questo punto, so già che starai pensando: “Eh ma se lo faccio tutti i giorni? Se poi, visto che ho sgarrato, il giorno dopo aggiungo anche un pezzo di cioccolato? Allora sì che fa la differenza!”

Vero, ma è il ragionamento alla base che va modificato.

La chiave è (ancora una volta) nell’ascolto del corpo

Io oggi mangio 2 biscotti in più perché oggi, a questa esatta ora, per come mi sento ora mi vanno e ne ho voglia.

Non è detto che domani sarà così. Questo pensiero viene dal fatto che non mangiandoli quei biscotti pensi di privarti di qualcosa. Che vivi in un contesto mentale ed emotivo di scarsità.

Quello che possiamo fare insieme è lavorare sull’ascoltare qui ed ora il tuo corpo. Che, ti assicuro, non ti comunicherà sempre voglia di biscotti J

La voglia è così intensa perché hai interiorizzato il fatto che non li puoi mangiare.

E proprio il divieto diventa il motivo per il quale diventano irrinunciabili. Come un boomerang.

E come un boomerang, più ti ostini ad essere perfetta o perfetto, più rafforzi queste regole. Questo tutto o nulla

  • Se ho mangiato un cioccolatino, devo abbuffarmi
  • Se la pasta era troppo condita, ho vanificato tutto
  • Se ho mangiato un pezzo di pane non previsto, ho fallito

Non esiste più un pasto più abbondante. O sono perfettamente a dieta oppure mi abbuffo.

Vale la pena di lavorare su questo perché questo ragionamento è diventato una convinzione profonda e guida i tuoi comportamenti.

Mi spiego meglio: dal punto di vista razionale, del ragionamento appunto, con la tua mente razionale sono certa che capisci benissimo dov’è l’errore.

Il problema è più profondo, il problema è che nonostante tu capisca che non ti è utile comportarti così, lo continui a fare.

E lo continui a fare perché reagisci ormai automaticamente a un condizionamento (nel nostro esempio pensare che due biscotti vanificheranno tutto)

Liberarsi da questo e da altri condizionamenti è possibile ma non possiamo usare solo la mente razionale perché non funziona. Dobbiamo coinvolgere anche il corpo e imparare a rimanere con tutte le emozioni ed i pensieri scomodi che ci arrivano quando iniziamo a fare cose che non abbiamo mai fatto prima.

 

 

Immagine da Freepik

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